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Sei Cento Trentanove

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Mi consumo e non vedi:

ho meno fiato del moccolo

raso dalla fiamma al suolo.

E tutti questi oscuri che

ridono nella stanza accanto,

tutti questi corpi che fanno

rumore di forchette ed

impattano, asce di cacciatori

primordiali, tutti questi che

vivono e sono contenti del

pollo ben cotto o disossato,

della polvere debellata con

un push e della pasta in

ebollizione quanto del dito

impertinente nello schiocco,

per tutti questi, che fortuna,

non sapere il mio finire.

Mi consumo e, come loro,

anche tu non sai la mia notte

dura  quanto l'inferno,

mentre vado a spasso

fra le scintille nel latte della

notte. La notte ferma, mucca

veggente con le mammelle

fuori gabbia: grassi, bui,

trofici, gaudenti bocchettoni,

maschere ossigeno per soffocarmi,

con l'ombra -giugno della tua bocca, il sonno.

 Emilia Filocamo - 12/11/2013 11:47:00 [ leggi altri commenti di Emilia Filocamo » ]

Cristina, grazie di cuore.
Un abbraccio

  Cristina Bizzarri - 11/11/2013 13:06:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Meravigliosa! Quanto soffocano questi rumorosi non-pensanti, quanto offendono e feriscono chi pensa, e pensando necessariamente soffre, patisce - anche. Ma forse queste ombre hanno bisogno solo di compassione. Forse chinarsi su di loro - chiunque siano - può salvarli/salvarci dalla solitudine. Ma certe volte sembra impossibile un qualsiasi contatto o corrente di empatia. E ci si sente orribilmente
soli. Vedi anche la poesia di Alessandra.

 Emilia Filocamo - 10/11/2013 12:52:00 [ leggi altri commenti di Emilia Filocamo » ]

Grazie ancora Cristiana!

 Cristiana Fischer - 09/11/2013 17:15:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

notevole

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